Di seguito riportiamo le occorrenze del termine "rete" nella Divina Commedia; per facilitarne la contestualizzazione ricordiamo che essa è stata scritta tra il 1304 e il 1320.
Così ne disse; e però ch'el si gode
tanto delber quant'è grande la sete,
non saprei dir quant'el mi fece prode.
E 'l savio duca: “Omai veggio la rete
che qui v'impigli e come si scalappia,
perchè ci trema, e perchè congaudete.
(Purgatorio – Canto Ventesimoprimo w.73 e segg.)
Né solo a me la tua risposta è uopo;
ché tutti questi n'hanno maggior sete
che d'acqua fredda Indo o Etiopo.
Dinne com'è che fai di te parte
al sol, pur come tu non fossi ancora
di morte intrato dentro dalla rete.
(Purgatorio – Canto Ventesimosesto w. 19 e segg.)
Novo augelletto due o tre aspetta;
ma dinanzi dalli occhi di pennuti
rete si spiega indarno si saetta”.
Quali i fanciulli, vergognando, muti
con li occhi a terra stannosi, ascoltando
e sé riconoscendo e ripentuti,
(Purgatorio – Canto Trentesimoprimo w. 61 e segg.)
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